In sintesi, il nuovo studio di settore per la famiglia. Sarà, quasi, sicuramente eliminato o per lo meno rivisto. La politica lo “boccia”.
In periodi di instabilità, a crescita zero, il Fisco taglia ogni tipo di attività con il più del 50%, contribuendo ad aumentare la recessione quando, al contrario, dovrebbe abbassare la sua sete di accertamento, che deprime fortemente l’economia rendendola recessiva, anzi, eliminando dal mercato le piccole e medie imprese che non riescono a produrre a prezzi competitivi. A tutto questo si propina la scarsa difesa del contribuente, la illegittimità del metodo che si basa sull’utilizzo dei dati ricavabili dalla spesa media indicata dall’ISTAT per la valorizzazione e la determinazione del contenuto induttivo degli elementi indicativa della capacità contributiva, che non ammette la prova contraria, e la insufficienza dell’obbligatorietà del contraddittorio, che costituisce un èscape pro-fisco per salvare l’apparenza difensiva del contribuente.
Leggi l’intero documento a cura del Dott. Francesco Campanile