Articolo pubblicato sulla testata PORTO&interporto il 18/08/2023
La problematica dei ritardi nei tempi di controllo dei container nel porto di Napoli si è cronicizzata. Ciclicamente il sistema si inceppa, mettendo in crisi il ciclo operativo di consegne delle merci. E le conseguenze si scaricano sull’economia del territorio, con rischi concreti di vedere le banchine dello scalo svuotarsi in favore di altre mete, più efficienti.
«Ogni volta che un container viene selezionato dal sistema informatico per i controlli doganali si rischia periodicamente di essere risucchiati in una sorta di buco nero. Viene a mancare di fatto ogni certezza in termini di tempi per la chiusura dell’operazione, con contraccolpi proporzionali sui costi per l’utenza finale».
Augusto Forges Davanzali, presidente di Confetra Campania, si fa portavoce della frustrazione degli operatori portuali, impegnati negli ultimi tempi a denunciare il protrarsi del problema. Di fatto, ogni 45 — 60 giorni si riscontra un fortissimo rallentamento delle attività di controllo a carico dell’Ufficio doganale Napoli 1 con ritardi che nel peggiore dei casi arrivano superare i dieci giorni. Una situazione che mina alle fondamenta l’efficienza del sistema logistico incentrato sullo scalo partenopeo, inducendo il mercato locale a guardare ad altre soluzioni.
«Ogni tipologia di merce che sbarca a Napoli, da quella a minor valore aggiunto a quella maggiormente deperibile o di valore, è colpita da questa situazione. In una situazione economica già complicata l’incertezza sui tempi di consegna e, di conseguenza, sul costo finale del servizio logistico diventa un grosso problema per ogni azienda coinvolta. Oltre ad avere ripercussioni sulla percezione del porto di Napoli come hub affidabile ed efficiente». Il timore più volte adombrato dagli operatori è la perdita dei traffici. Scali prossimi all’area servita da Napoli, come Civitavecchia, o il nuovo servizio ferroviario che mette in collegamento Gioia Tauro con l’Interporto di Nola, cominciano ad essere considerati come alternative sempre più interessanti da chi è rimasto scottato dall’esperienza. «Non intendiamo assolutamente sottrarci ai controlli, né invocare una riduzione del numero degli stessi; chiediamo soltanto che vengano svolti in tempi certi e ragionevoli».
Al fine di risolvere la situazione nel corso degli ultimi mesi si sono tenute una serie di riunione operative cui ha partecipato anche l’ADSP, fino a coinvolgere il livello nazionale dell’Agenzia delle Dogane che ha cominciato a studiare il dossier.
«Al netto di alcune disfunzioni attribuibili a tutti gli attori della filiera e che riguardano l’organizzazione dei controlli in genere, a nostro parere è evidente che occorre rinforzare l’organico dell’ufficio doganale di Napoli 1, poiché lo stesso dispone di una forza lavoro assolutamente insufficiente per svolgere il carico ordinario» ribadisce Forges Davanzali, il quale chiama a raccolta tutte le autorità competenti in difesa del ruolo giocato dal porto nell’economia cittadina e regionale.
«La risoluzione di questa crisi non è una questione interna allo scalo ma chiama in causa tutti i soggetti istituzionale del territorio.
Se è vero che il porto il motore economico” della Campania è il momento di passare dalle parole ai fatti, con il coinvolgimento di tutti. Non possiamo più tollerare questo status quo, abbiamo il dovere di salvaguardare il nostro lavoro e la reputazione del nostro scalo».